sabato 22 settembre 2012

Il dettagli del nuovo accordo di programma.


Reindustrializzazione e reinserimento di quei lavoratori, la maggioranza, che non sono stati assunti dalla J&P Industries. E’ su questi due assi che viaggia il nuovo Accordo di programma che riguarda la ex Antonio Merloni. Un Accordo «rimodulato» e, mercoledì scorso, approvato nel corso di un incontro a Roma tra il ministero dello Sviluppo e le Regioni Umbria e Marche. I contenuti della «rimodulazione» sono stati presentati venerdì mattina a Perugia dall’assessore allo Sviluppo economico Vincenzo Riommi. Intanto, si parte da un dato certo con la conferma dei 35 milioni di euro di risorse nazionali (divisi a metà tra Umbria e Marche) che, in origine, erano destinate prioritariamente all’acquisizione dell’azienda e che ora, visto che la J&P ha acquistato con soldi propri, vengono riservate tutte allo sviluppo e alla «diversificazione dei sistemi produttivi regionali».
I soldi Per quanto riguarda le risorse regionali invece l’Umbria conferma lo stanziamento di 37 milioni di euro, in parte già impegnati per misure di accompagnamento, cui ha aggiunto un ulteriore milione di euro «attinto – ha spiegato Riommi – alle risorse derivanti dalle dismissioni patrimoniali e destinato a favorire con percorsi formativi e bonus occupazionali la ricollocazione». Per quanto riguarda i 35 milioni di euro di cui sopra, visto che si tratta di fondi stanziati sulla base della legge 181 del 1989 (ossia quella sul rilancio delle aree industriali), a gestirli i ci penserà Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa). E proprio ad Invitalia, stando ai contenuti della rimodulazione, J&P ha concesso un’opzione che consiste nella vendita o nell’affitto, alla metà del valore di mercato, di 40 mila metri quadri degli stabilimenti a fronte dell’impegno ad assumere almeno il 25% della nuova forza lavoro tra i cassintegrati Merloni.
Le nuove misure Un altro nuovo punto riguarda la copertura, da restituire, fino al 75% degli investimenti proposti da quelle aziende che vorranno insediarsi nelle aree della crisi Merloni. Le condizioni consistono nel fatto che i progetti devono rientrare nell’ambito della legge 181/89 e che almeno un quarto dei nuovi lavoratori devono essere cassintegrati Merloni. Se invece un’impresa si vorrà stabilire nell’immobile di Gaifana la quota di cassintegrati sale al 50%. Il milione di euro stanziato dalla giunta regionale umbra invece è diretto per larga parte (600 mila euro) a bonus occupazionali e per il resto a «rafforzamento finanziario della dotazione di bandi e misure nei 17 comuni umbri inseriti nell’Accordo di programma».
In oltre 1.500 in attesa Sulla carta quindi le misure ci sono. Ora occorre riempirle di progetti reali e di capacità produttiva affinché non diventino lettera morta. Lì fuori, in attesa, ci sono almeno 1.500 lavoratori-cassintegrati (altri 700 sono stati assunti da J&P) senza dimenticare l’indotto. La somma degli uni e degli altri consiste in una delle più grandi crisi industriali del Centro-Nord. Tanto per dare l’idea delle dimensioni è tutta la fascia appenninica, e non solo dato l’indotto, ad essere interessata. Basti pensare che nella metà degli anni ’80, in Italia si produceva un terzo di tutti gli elettrodomestici del mondo e, nella maggior parte dei casi, venivano assemblati negli stabilimenti di Umbria e Marche. Stabilimenti, oggi vuoti, dove si attende un segnale.
 Daniele Bovi
Fonte della notizia: Umbria24