mercoledì 27 aprile 2011

Giudizio dei sindacati sulle offerte: situazione drammatica, deludente e da migliorare.


Sono due le offerte per la Antonio Merloni ed entrambe, per dirla con Gianluca Ficco della Uilm, «altamente deludenti». L’esito dell’incontro avvenuto al ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza dell’azienda di elettrodomestici di Fabriano e Nocera riporta sulla terra quanti avevano sognato il ritorno alla grande Merloni del passato. Se vendita ci sarà, almeno nei primi due anni, dei 2.400 addetti solo al massimo 400 riavranno il loro posto di lavoro.
Cinesi spariti: I tre commissari dell’Antonio Merloni (Antonio Rizzi, Silvano Montaldo e Massimo Confortini) attraverso una nota comunicano che «la cordata di imprenditori cinesi rappresentata dalla Otto Italia s.r.l. è stata esclusa dalla procedura di valutazione comparativa delle offerte, per il mancato versamento della cauzione a tutt’oggi non eseguito. L’anzidetto mancato versamento – sottolineano – ha precluso ogni approfondita discussione del piano industriale, apparso peraltro largamente carente».
Le due offerte: carenti. Le offerte principali arrivate sul tavolo dei commissari sono due: quella del gruppo arabo-iraniano Mmd (lo stesso che ha acquisito la Tecnogas nel modenese) e quella della Qs, azienda di Cerreto d’Esi (Ancona), società di automazione. La prima per l’intero perimetro aziendale (due stabilimenti a Fabriano e uno a Colle di Nocera), l’altra avrebbe chiesto solo uno dei due capannoni marchigiani. Per i commissari, però, «le offerte di Mmd e di Qs Group s.p.a., che interessano dal punto di vista occupazionale circa 400 lavoratori, presentano carenze ancora significative sotto il profilo industriale e contrattuale, nonché con riferimento al corrispettivo riconosciuto alla procedura per la cessione». Su tali aspetti, aggiungono i commissari, «sono stati avviati negoziati individuali per pervenire in tempi brevi ai necessari chiarimenti e alle auspicabili integrazioni delle offerte». Entrambe hanno versato i due milioni di euro di cauzione e stanno trattando con i commissari. Una trattativa non semplice, che si gioca sui piani industriali, sulle prospettive, sui livelli occupazionali. Ma anche sulle incentivazioni e i canali di accesso al credito.
Posto solo per 400 E i primi numeri messi sul tavolo fanno capire quanta differenza ci sia tra sogni e realtà. Il piano iraniano, a questo punto il più ambizioso, prevede che “al massimo” nel biennio possano essere riassunte 400 persone. «Purtroppo le cose stanno così anche perché questo è il livello da cui riparte questa azienda dopo le sofferenze degli ultimi anni – spiega Evaristo Agnelli della Fiom Cgil, presente all’incontro – piuttosto bisognerebbe prendersela con quanti hanno seminato illusioni tra quelle 2.400 famiglie disorientate dalle continue voci di questi mesi». Agnelli chierisce come «la trattativa è tuttora in corso: semplicemente i commissari hanno fatto un punto della situazione dopo la scadenza dei termini per le offerte. Ora starà a loro concludere la trattativa, perché di questo si tratta, poi ci chiameranno di nuovo per attivarci nella parte finale con l’acquirente prescelto». Ai sindacati non sono stati svelati i piano industriali dettagliati. «Ci hanno detto solamente che gli iraniani sono interessati all’intero perimetro – dice Agnelli – in continuità di produzione ma a quei volumi capaci di garantire al massimo 400 posti».
Cgil: situazione drammatica Una nota congiunta della Cgil nazionale e di quelle di Umbria e Marche definisce la situazione «drammatica» perché si prevede «nella migliore delle ipotesi il riassorbimento di sole 400 unità lavorative, pari a meno del 20% dell’attuale forza lavoro. La Cgil considera inaccettabile questa prospettiva e ritiene necessario cambiare rotta». Il sindacato chiede pertanto «la realizzazione di un percorso diverso, basato in primo luogo sul mantenimento dei livelli occupazionali nella realtà umbro-marchigiana. Inoltre, riteniamo necessario proseguire nella valutazione delle proposte indicate, affiancando però alla valutazione dei piani industriali il dispiegamento delle risorse messe a disposizione dall’accordo di programma, al fine anche di favorire nuove manifestazioni di interesse, in grado di dare una risposta complessiva alle esigenze dei territori coinvolti». Al tempo stesso, la Cgil ritiene «fondamentale innalzare il livello di mobilitazione delle comunità marchigiane e umbre, chiedendo al contempo al Governo nazionale e alle Regioni Umbria e Marche di proseguire il confronto, innalzandone il livello, per dare risposte certe e reali ad una delle più grandi vertenze del Centro Italia e del Paese».
Cisl: offerta da migliorare Per il segretario provinciale della Fim Cisl di Ancona Andrea Cocco «l’offerta vincolante di acquisto dell’Antonio Merloni formulata dalla società arabo-iraniana Mmd «va approfondita e migliorata, sia per quanto riguarda il piano industriale, sia, soprattutto, per il riassorbimento delle maestranze del gruppo elettrodomestico: i 400 addetti ipotizzati sui 2.300 attuali sono troppo pochi». «Ora – ha detto Cocco – i tre commissari straordinari avvieranno una trattativa diretta con la Mmd, per definire progetto industriale, finanziario e occupazionale».
Uil: delusione «Le offerte sono altamente deludenti, bisognerebbe almeno combinarle per renderle apprezzabili» ha dichiarato invece il coordinatore nazionale del settore elettrodomestici della Uilm, Gianluca Ficco, che ha confermato che «non c’è nessuna cordata cinese» e le uniche due offerte consistenti sono quelle della Mmd e della Qs. Ma «nel biennio ciascuna prevede di assumere circa 400 persone e sarebbero incompatibili tra di loro, ovvero l’offerta di Mmd è legata all’acquisizione di tutto il perimetro industriale».
 Ivano Porfiri
fonte: Umbria24

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